(...) Preparammo un catalogo di diagrammi tridimensionali non continui, un catalogo d’istogrammi d’architettura con riferimento a un reticolo trasportabile in aree o scale diverse per l’edificazione di una natura serena e immobile in cui finalmente riconoscersi. Dal catalogo degli istogrammi sono stati in seguito generati senza sforzo oggetti, mobili, environments, architetture… Ma di tutte queste cose non ce ne importa molto, né molto ce n’è mai importato. La superficie di tali istogrammi era omogenea e isotropa: ogni problema spaziale e ogni problema di sensibilità essendo accuratamente stato rimosso. Gli istogrammi si chiamavano anche «Le Tombe degli Architetti». (DOMUS, n. 517, dec. 1972).