“Per Pistoletto fare una mostra non vuol dire appendere dei quadri alle pareti di una galleria, ma, letteralmente, fare la mostra: realizzare un ambiente che non soltanto prepara e condiziona l’incontro col pubblico, ma lo presuppone e ne risulta, in qualche modo deflorando e contaminando la cosiddetta intimità dell’artista in un’occasione mondana. (...) Pistoletto (...) non espone quadri, anzi li annulla facendoli di specchio e disponendoli in modo che si riflettano l’uno nell’altro; ed invece monta trappole per il pubblico mettendosi sulla soglia di persona, lui e la sua ragazza, per far vedere che si vive in almeno due spazi, forse in più, e che, dovunque si stia o si creda di stare, si è sempre sulla soglia, né di qua né di là. La dimensione in cui costringe i visitatori mondani ad aggirarsi per quel quarto d’ora è naturalmente la dimensione dell’arte, ma anche qui la parola va intesa nel senso letterale, demistificato, di artificio”. (Carlo Giulio Argan)